Le apparizioni VERE O FALSE: COME DISTINGUERLE?
La storia della Chiesa è punteggiata da continue apparizioni mariane. Che valore hanno per la fede dei cristiani? Come distinguere quelle vere da quelle false? Che cosa vuole dire Maria all’uomo d’oggi? Interrogativi che fanno riflettere. Gesù ci è stato dato per mezzo della Vergine. Non c’è, quindi, da meravigliarsi che per mezzo di Maria Dio ci richiami alla sequela del suo Figlio. Le apparizioni mariane sono un mezzo di cui Maria si serve per adempiere alla sua missione di Madre nostra.
Nel nostro secolo, a partire dalle grandi apparizioni di Fatima, si ha l’impressione che la Madonna voglia personalmente portare un suo richiamo in tutti i continenti. Per lo più si tratta di apparizioni che trasmettono messaggi; qualche volta sono immagini mariane che versano abbondanti lacrime, anche lacrime di sangue. Cito qualche esempio: ad Akita, in Giappone; a Cuepa, in Nicaragua; a Damasco, in Siria; a Zeintoun, in Egitto; a Garabandal, in Spagna; a Kibeho, in Rwanda; a Nayu, in Corea; a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina; a Siracusa, a Civitavecchia, a San Damiano, alle Tre Fontane e in tanti altri luoghi in Italia.
Che cosa vuole ottenere la Madonna? Il suo scopo è sempre quello di incoraggiare gli uomini a fare tutto quello che ha detto Gesù; sia ben chiaro che le apparizioni non aggiungono nulla alle verità rivelate, ma solo le richiamano e le applicano all’attualità. Possiamo riassumerne i contenuti in tre parole: diagnosi, rimedi, pericoli.
Diagnosi: l’uomo si è dato passivamente al peccato; rimane inerte di fronte ai doveri che ha verso Dio e sfacciatamente non li osserva. Ha bisogno di essere scosso da questo torpore spirituale, per rimettersi nella via della salvezza.
Rimedi: urge una sincera conversione; necessita l’aiuto della preghiera, indispensabile per poter vivere rettamente. La Vergine raccomanda in particolare la preghiera in famiglia, il Rosario, la comunione riparatrice. Rievoca le opere di carità e di penitenza, come il digiuno.
Pericoli: l’umanità è sull’orlo di un baratro; questo ce lo dicono anche gli scienziati parlando dell’immane potere distruttivo delle armi in possesso degli Stati. Ma la Madonna non fa questioni politiche: parla della giustizia di Dio; ci dice che la preghiera può fermare anche la guerra. Parla di pace, anche se una via di pace è la conversione di intere nazioni. Sembra che Maria sia la grande ambasciatrice di Dio, incaricata di riportare a Lui l’umanità fuorviata, di ricordare che Dio è Padre misericordioso e che i mali non vengono da Lui, ma sono gli uomini a procurarseli tra loro perché, non riconoscendo più Dio, neppure si riconoscono per fratelli. Si combattono, invece di aiutarsi.
Certo, il tema della pace ha largo spazio nei messaggi mariani; ma è in funzione e conseguenza di un bene ancora maggiore: la pace con Dio, l’osservanza delle sue leggi, da cui dipende l’avvenire eterno di ciascuno. Ed è questo il massimo problema. «Che non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso»: con queste parole, pronunciate con tristezza, la Vergine Maria ha concluso i messaggi di Fatima, il 13 ottobre 1917. Gli errori, le rivoluzioni, le guerre, sono conseguenza del peccato. Alla fine di quello stesso mese di ottobre i bolscevichi conquistarono il potere in Russia e iniziarono l’opera nefasta di spargere l’ateismo nel mondo.
Ecco così i due connotati fondamentali del nostro secolo. Prima caratteristica del mondo moderno, secondo il filosofo Augusto Del Noce, è l’espandersi dell’ateismo. Dall’ateismo si passa facilmente alla superstizione, alle varie forme di idolatria e di occultismo, magia, divinazione, stregoneria, culti orientali, satanismo, sètte... E si passa a tutte le depravazioni, scavalcando ogni legge morale. Basti pensare alla distruzione della famiglia, culminata con l’approvazione del divorzio, e al disprezzo della vita, legalizzato con l’approvazione dell’aborto. La seconda caratteristica del nostro secolo, che apre alla fiducia e alla speranza, è proprio dato dal moltiplicarsi degli interventi mariani. Dio ci ha dato il Salvatore per mezzo di Maria ed è per mezzo di Maria che ci richiama a sé.
Apparizioni e fede. La fede nasce dall’ascolto della parola di Dio. Si crede perché è Dio che ha parlato e ha rivelato realtà che non si vedono e che non potranno mai avere una dimostrazione scientifica. In compenso, ciò che Dio ha rivelato riveste una certezza assoluta. Per trasmetterci le verità, Dio è apparso molte volte e ha veramente parlato. Ciò che ha detto non ci è stato tramandato solo verbalmente, ma è stato anche scritto con l’assistenza infallibile dello Spirito Santo. Così abbiamo la Sacra Scrittura, che riporta integralmente la rivelazione divina.
È solenne l’inizio della Lettera agli Ebrei, che presenta l’Antico e il Nuovo Testamento: «Iddio, che nel tempo antico aveva parlato ai nostri Padri per mezzo dei profeti, in una successione e varietà di modi, in questa fine dei tempi ha parlato a noi per mezzo del Figlio suo» (1,1-2). Nella Bibbia c’è tutta la verità, tutto ciò che è necessario alla salvezza e che è oggetto della nostra fede. La Chiesa è custode della parola di Dio, la diffonde, l’approfondisce, la applica, ne dà la giusta interpretazione. Ma non vi aggiunge nulla. Dante esprime questo concetto con la famosa terzina: «Avete il novo e ’l vecchio Testamento, e ’l pastor de la Chiesa che vi guida; questo vi basti a vostro salvamento» (Paradiso, V, 76).
Eppure la misericordia di Dio è continuamente venuta incontro a sostegno della nostra fede, sostenendola con segni sensibili. È valida l’ultima beatitudine pronunciata da Gesù all’incredulo Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (Gv 20,29). Ma sono ugualmente validi i "segni" che il Signore ha promesso, a conferma della predicazione, oltre che a esaudimento delle preghiere. Pongo tra questi segni le guarigioni miracolose e le liberazioni dal demonio che hanno accompagnato la predicazione degli apostoli e di tanti santi predicatori (san Francesco, sant’Antonio, san Vincenzo Ferreri, san Bernardino da Siena, san Paolo della Croce...). Possiamo ricordare la lunga serie di miracoli eucaristici, a conferma della presenza reale di Gesù nelle sacre specie. E comprendiamo pure le apparizioni mariane, di cui ne registriamo oltre novecento in questi duemila anni di storia ecclesiastica.
In genere, nei luoghi in cui è avvenuta una apparizione, si sono costruiti un santuario o una cappella, che sono divenuti mete di pellegrinaggi, centri di preghiera, di culto eucaristico (sempre la Madonna porta a Gesù), occasioni di guarigioni miracolose, ma soprattutto di conversioni. L’apparizione è un diretto contatto con l’aldilà; pur non aggiungendo nulla alle verità di fede, le ricorda e ne incoraggia l’adesione. Perciò alimenta quella fede da cui dipende il nostro comportamento e il nostro destino. Basta pensare all’afflusso di pellegrini ai santuari, per comprendere come le apparizioni mariane abbiano una grandissima rilevanza pastorale. Sono segno della sollecitudine di Maria per i suoi figli; certamente sono uno dei modi usati dalla Vergine per adempiere a quella sua missione di madre nostra, che Gesù le affidò dalla Croce.
Vere e false apparizioni. Il nostro secolo è caratterizzato da un ampio succedersi di apparizioni mariane autentiche, ma è pure segnato da una colluvie di false apparizioni. Da una parte si nota una grande facilità della gente ad accorrere presso falsi veggenti o pseudocarismatici; dall’altra si nota una pregiudiziale tendenza delle autorità ecclesiastiche a bollare di falsità ogni possibile manifestazione di fatti soprannaturali, ancor prima di una qualsiasi indagine. Spetta all’autorità ecclesiastica il discernimento su questi fatti, che dovrebbero essere accolti «con gratitudine e consolazione», come la Lumen gentium, al n. 12, afferma per i carismi. Si ha invece l’impressione che una incredulità preconcetta venga considerata prudenza. È tipico il caso del Patriarca di Lisbona che, nel 1917, combatté le apparizioni di Fatima; solo sul letto di morte, due anni dopo, si rammaricò di essersi così opposto a fatti su cui non aveva assunto nessuna informazione.
Come distinguere le vere dalle false apparizioni? È compito dell’autorità ecclesiastica che è tenuta a pronunciarsi solo quando lo ritiene opportuno; per cui è lasciata larga parte all’intuizione e alla libertà dei fedeli. Il più delle volte le false apparizioni sono fuochi di paglia, che si spengono da sé. Altre volte si scopre che c’è inganno, interesse, manipolazione, o che il tutto nasce da qualche mente squilibrata o esaltata. Anche in questi casi è facile ricavarne le conclusioni. Quando invece il concorso di popolo si dimostra costante, crescente per mesi e per anni, e quando i frutti sono buoni («Dai frutti si conosce la pianta», dice il vangelo), allora c’è da prendere le cose sul serio.
Ma si noti bene: l’autorità ecclesiastica può ritenere opportuno regolare il culto, ossia assicurare l’assistenza religiosa ai pellegrini, senza pronunciarsi sul fatto carismatico iniziale. In ogni caso sarebbe un pronunciamento che non vincola le coscienze. Prendo a modello il comportamento del Vicariato di Roma a proposito dell’apparizione della Vergine alle Tre Fontane. Essendo regolare e crescente il concorso di popolo per pregare davanti a quella grotta, il Vicariato ha provveduto a porre dei sacerdoti stabili, per regolare il culto e provvedere al servizio pastorale (messe, confessioni, funzioni varie). Ma non ha mai avuto la preoccupazione di pronunciarsi sul fatto carismatico, se veramente cioè la Madonna sia apparsa al Cornacchiola.
Proprio perché non sono in discussione verità di fede, è questo un campo in cui i fedeli sono liberi di agire, basandosi sulle loro convinzioni derivate dalle testimonianze e dai frutti. Uno è liberissimo di non andare a Lourdes e a Fatima, e andare invece a Medjugorje, a Garabandal o a Bonate. Non esiste un posto in cui sia proibito andare a pregare.
Possiamo concludere. Le apparizioni mariane non hanno influenza per aggiungere una qualche nuova verità di fede, ma hanno un’immensa influenza per richiamare gli insegnamenti evangelici. Basta pensare ai milioni di persone che frequentano i più famosi santuari, o alle folle paesane che si accalcano nei santuari minori. C’è da chiedersi che cosa sarebbe stata la predicazione evangelica nell’America Latina se non ci fossero state le apparizioni di Guadalupe; a che cosa si ridurrebbe la fede dei francesi senza Lourdes, o dei portoghesi senza Fatima, o degli italiani senza i tanti santuari della Penisola.
Sono interrogativi che non possono non far riflettere. Iddio ci ha dato Gesù per mezzo di Maria, e non c’è da meravigliarsi che per mezzo di Maria ci richiami alla sequela del Figlio. Penso che le apparizioni mariane siano uno dei mezzi di cui la Vergine si serve per adempiere a quella missione di Madre nostra, missione che perdura «finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità» (Lumen gentium, n. 69).
Don Gabriele Amorth
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