Padre Amorth si scaglia contro i seguaci del santone Sai Baba
Lunedì 8 marzo 2004, sul quotidiano "Il Resto del Carlino" è apparso un articolo firmato da Viviana Bruschi, basato in gran parte su un'intervista a padre Gabriele Amorth, esorcista della Santa Sede e presidente internazionale dei sacerdoti esorcisti. All'interno dell'articolo è ribadita l'opinione che la Chiesa cattolica ha di Sai Baba:
Padre Amorth si scaglia contro i seguaci del santone Sai Baba: "E' pericoloso"
"Satana? E' in India"
Per il sacerdote esorcista della Santa Sede, utilizzare le polveri distribuite dal famoso mistico significa aprire la porta al demonio. "Quell'uomo si ritiene Dio, spesso ho dovuto scacciare il diavolo da chi è andato a visitarlo".
di Viviana Bruschi
MODENA – Viaggio in India con sosta da Sai Baba. Il santone riceve e ascolta. L’atmosfera attorno è ovattata, quasi surreale. Sai Baba conosce il passato della persona e glielo snocciola, poi dà consigli per il futuro e crea dal nulla le famose polveri che, sostiene, dovrebbero guarire tutte le malattie, fisiche e psichiche.
La turista italiana ringrazia, s’inchina, saluta e, anche se europea, lo fa con le mani giunte all’altezza del petto (un gesto che oggi è di moda). Una volta a casa, regala la polvere a destra e a manca perché, assicura, “è miracolosa, fa bene, dà pace”.
La visita al santone indiano è diventata ormai consueta come la sosta al santuario di Loreto, ma la differenza c’è e si vede. Al punto che a lanciare l’allarme ‘Sos polveri’, niente a che vedere con quelle da inquinamento che stanno facendo ammattire assessori al traffico e automobilisti, è l’esorcista della Santa Sede e presidente internazionale degli esorcisti, il modenese padre Gabriele Amorth.
”Consiglio vivamente alle persone di evitare la tappa da Sai Baba – avverte padre Amorth – perché il più delle volte necessitano di preghiere di liberazione e, nei casi più gravi, di esorcismi. Noi siamo in pochi e il lavoro sta aumentando a dismisura”. Sai Baba, insomma, sarebbe un eccellente e ignaro procacciatore di lavoro per i pochi, circa 300, esorcisti italiani. Un numero che ai non addetti ai lavori sembra elevato, ma che di fatto “è pochissima cosa rispetto al proliferare di persone disturbate e possedute”, precisa don Amorth.
Il sacerdote esorcista ritiene Sai Baba un emissario di Satana. “E’ il suo figlio primogenito, non ho dubbi in proposito. Parla bene di tutti, di Gesù in particolare, ma il dio è lui. Aiuta con cospicue donazioni gli ospedali dei villaggi indiani, apparentemente fa del bene perché il diavolo è furbissimo, ma il dio si ritiene lui, gli altri sarebbero tutti profeti. Tanti turisti italiani, donne in special modo, cadono nella sua rete”.Il santone indiano, secondo padre Amorth, crea nel visitatore, se assiduo ancor peggio, una sorta di catena spirituale negativa, insomma un legame, una dipendenza, come del resto fanno maghi e cartomanti.
”Ho impiegato anni per liberare, nel nome potente di Gesù, una signora, madre di quattro bambini, la quale era andata numerose volte a trovare il santone in India. Molte volte gli aveva baciato i piedi, Satana vuole essere adorato, e molte volte aveva mangiato la polvere. Bene, questa signora per anni ha sputato sangue per liberarsi dalle polveri. Ma non sempre è così. A volte può bastare una sola seduta d’esorcismo per liberare la persona. Tutto dipende dalla forza con cui il demonio è entrato in lei, dai disturbi del paziente e dalla sua collaborazione”, spiega l’esorcista.
Il quale precisa che non è automatico il pericolo che un “passaggio” da Sai Baba finisca con il causare per tutti una sosta obbligata dagli esorcisti. “Ma il più delle volte – precisa padre Amorth – la persona necessita di preghiere di liberazione, e in quel caso vanno benissimo i gruppi carismatici cristiani. Frequentare santoni, maghi e cartomanti – insiste l’esorcista vaticano – all’inizio può dare un senso di sollievo, perché il demonio è furbo, ma è importante che la gente sappia che ha aperto una porta al principe del male. Già tanti sono gli italiani, circa dodici milioni, che ricorrono all’occulto. E adesso proliferano pure gli adepti di Sai Baba”.
La turista italiana ringrazia, s’inchina, saluta e, anche se europea, lo fa con le mani giunte all’altezza del petto (un gesto che oggi è di moda). Una volta a casa, regala la polvere a destra e a manca perché, assicura, “è miracolosa, fa bene, dà pace”.
La visita al santone indiano è diventata ormai consueta come la sosta al santuario di Loreto, ma la differenza c’è e si vede. Al punto che a lanciare l’allarme ‘Sos polveri’, niente a che vedere con quelle da inquinamento che stanno facendo ammattire assessori al traffico e automobilisti, è l’esorcista della Santa Sede e presidente internazionale degli esorcisti, il modenese padre Gabriele Amorth.
”Consiglio vivamente alle persone di evitare la tappa da Sai Baba – avverte padre Amorth – perché il più delle volte necessitano di preghiere di liberazione e, nei casi più gravi, di esorcismi. Noi siamo in pochi e il lavoro sta aumentando a dismisura”. Sai Baba, insomma, sarebbe un eccellente e ignaro procacciatore di lavoro per i pochi, circa 300, esorcisti italiani. Un numero che ai non addetti ai lavori sembra elevato, ma che di fatto “è pochissima cosa rispetto al proliferare di persone disturbate e possedute”, precisa don Amorth.
Il sacerdote esorcista ritiene Sai Baba un emissario di Satana. “E’ il suo figlio primogenito, non ho dubbi in proposito. Parla bene di tutti, di Gesù in particolare, ma il dio è lui. Aiuta con cospicue donazioni gli ospedali dei villaggi indiani, apparentemente fa del bene perché il diavolo è furbissimo, ma il dio si ritiene lui, gli altri sarebbero tutti profeti. Tanti turisti italiani, donne in special modo, cadono nella sua rete”.Il santone indiano, secondo padre Amorth, crea nel visitatore, se assiduo ancor peggio, una sorta di catena spirituale negativa, insomma un legame, una dipendenza, come del resto fanno maghi e cartomanti.
”Ho impiegato anni per liberare, nel nome potente di Gesù, una signora, madre di quattro bambini, la quale era andata numerose volte a trovare il santone in India. Molte volte gli aveva baciato i piedi, Satana vuole essere adorato, e molte volte aveva mangiato la polvere. Bene, questa signora per anni ha sputato sangue per liberarsi dalle polveri. Ma non sempre è così. A volte può bastare una sola seduta d’esorcismo per liberare la persona. Tutto dipende dalla forza con cui il demonio è entrato in lei, dai disturbi del paziente e dalla sua collaborazione”, spiega l’esorcista.
Il quale precisa che non è automatico il pericolo che un “passaggio” da Sai Baba finisca con il causare per tutti una sosta obbligata dagli esorcisti. “Ma il più delle volte – precisa padre Amorth – la persona necessita di preghiere di liberazione, e in quel caso vanno benissimo i gruppi carismatici cristiani. Frequentare santoni, maghi e cartomanti – insiste l’esorcista vaticano – all’inizio può dare un senso di sollievo, perché il demonio è furbo, ma è importante che la gente sappia che ha aperto una porta al principe del male. Già tanti sono gli italiani, circa dodici milioni, che ricorrono all’occulto. E adesso proliferano pure gli adepti di Sai Baba”.
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